Risoluzione presentata in Commissione Lavoro sul tema del salario minimo e delle iniziative per favorire l’occupazione
Atto Camera
Risoluzione in commissione 7-00197
presentato da
VOLPI Andrea
testo di
Mercoledì 14 febbraio 2024, seduta n. 244
La XI Commissione,
premesso che:
l’economia nazionale e il mercato del lavoro hanno subìto, e continueranno a subire, notevoli variazioni a causa delle contingenze degli ultimi anni (ad esempio, pandemia da COVID-19, guerra
Russo-Ucraina, avvento dell’intelligenza artificiale);
in particolare, i dati mostrano un andamento anomalo del mercato del lavoro nel periodo pandemico e nel biennio successivo: nel 2020 il saldo dei rapporti di lavoro (attivazioni/cessazioni)
cala al -8 per cento a causa della crisi pandemica. Tuttavia tra il terzo trimestre 2020 e il 2021 la domanda repressa e i risparmi accumulati durante il lockdown hanno determinato un «rimbalzo»
nella crescita del Pil (+7 per cento nel 2021) che si è tradotto nella creazione di nuovi posti di lavoro. Al contrario, nel 2022 il saldo torna negativo (-7 per cento nella media tendenziale dei primi tre trimestri). Tale valore è dovuto ad una riduzione progressiva delle attivazioni dei rapporti di lavoro e un aumento dei licenziamenti (+54 per cento nella media tendenziale dei primi tre trimestri 2022);
per quanto riguarda il conflitto Russo-Ucraino e le ripercussioni che esso ha sull’economia nazionale, i dati mostrano una flessione dell’export italiano verso la Russia di oltre il 23 per cento dal
2021 al 2022, passando da poco meno di 7 miliardi di euro a 5 miliardi e 355 milioni di euro. Solo nel 2019 l’Italia esportava in Russia beni per quasi 8 miliardi di euro. Viceversa le importazioni dalla Russia sono aumentate dal 2021 al 2022 di oltre il 62 per cento passando da circa 16 miliardi di euro a circa 26 miliardi di euro. Il saldo netto commerciale è quindi negativo per l’Italia ed è passato dai 9 miliardi di euro del 2021 agli oltre 20 miliardi di euro del 2022;
relativamente all’avanzamento dei sistemi di Intelligenza artificiale, l’Osservatorio Artificial Intelligence mostra come questo mercato in Italia, cresca in maniera impetuosa. Nel 2023 segna +52 per cento, raggiungendo il valore di 760 milioni di euro, dopo che già nel 2022 aveva registrato un +32 per cento rispetto all’anno precedente; la Costituzione italiana, all’articolo 36, sancisce il diritto del lavoratore «ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa»;
il punto 22 del preambolo della direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio, inerente i salari minimi adeguati nell’Unione europea così recita «Il buon funzionamento
della contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari è uno strumento importante attraverso il quale garantire che i lavoratori siano tutelati da salari minimi adeguati che garantiscano quindi un tenore di vita dignitoso. Negli Stati membri in cui sono previsti salari minimi legali, la contrattazione collettiva sostiene l’andamento generale dei salari e contribuisce quindi a migliorare l’adeguatezza dei salari minimi, così come le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori. Negli Stati membri in cui la tutela garantita dal salario minimo è prevista esclusivamente mediante la contrattazione collettiva, il livello dei salari minimi e la percentuale dei lavoratori tutelati sono determinati direttamente dal funzionamento del sistema di contrattazione collettiva e dalla copertura della contrattazione collettiva. Una contrattazione collettiva solida e ben funzionante, unita a un’elevata copertura dei contratti collettivi settoriali o intersettoriali, rafforza l’adeguatezza e la copertura dei salari minimi»;
nel punto 23 del preambolo viene così sancito «La tutela garantita dal salario minimo mediante contratti collettivi è vantaggiosa per i lavoratori, i datori di lavoro e le imprese. In alcuni
Stati membri non sono previsti salari minimi legali. In tali Stati membri, i salari, ivi compresa la tutela garantita dal salario minimo, sono previsti esclusivamente mediante la contrattazione collettiva tra le parti sociali. I salari medi in tali Stati membri sono tra i più alti nell’Unione europea. Tali sistemi sono caratterizzati da una copertura estremamente elevata della contrattazione collettiva e da alti livelli di affiliazione sia alle associazioni dei datori di lavoro sia alle organizzazioni sindacali. I salari minimi previsti da contratti collettivi che sono stati dichiarati universalmente applicabili senza alcun margine discrezionale per l’autorità dichiarante quanto al contenuto delle disposizioni applicabili, non dovrebbero essere considerati salari minimi legali»;
sull’efficacia della contrattazione collettiva e sugli indici di copertura delle varie nazioni europee, così come sulla necessità di promuovere la contrattazione collettiva, nel punto 25 del
suddetto preambolo viene stabilito: «Gli Stati membri caratterizzati da un’elevata copertura della contrattazione collettiva tendono ad avere una piccola percentuale di lavoratori a basso salario e
salari minimi elevati»;
secondo il documento «Elementi di riflessione sul salario minimo in Italia» approvato dal CNEL il 12 ottobre 2023, il tasso di copertura della contrattazione collettiva si avvicina al 100 per
cento. In particolare, al punto 6 del suddetto documento si legge «Rispetto ai dati disponibili è noto il contratto collettivo applicato al 95 per cento dei lavoratori dipendenti in Italia. Tale informazione è estrapolata dalle denunce mensili rese dai datori di lavoro all’INPS per mezzo del flusso Uniemens che copre tutti i settori del lavoro privato con la rilevante eccezione dei lavoratori dipendenti agricoli (flusso PosAgri) e dei lavoratori domestici. Per completezza informativa, va specificato che CNEL e INPS stanno potenziando la collaborazione nell’intento di superare in tempi ragionevoli le questioni tecniche che causano la lacuna informativa relativa ai settori agricoltura e lavoro domestico. In termini di copertura dei contratti collettivi va aggiunto un ulteriore 4 per cento di lavoratori alle dipendenze di datori di lavoro pubblici che compilano la dichiarazione mensile Uniemens (in tal caso i datori di lavoro utilizzano il codice CPUB senza specificare quale CCNL viene applicato)»;
la misura, inoltre, oltre che schiacciare i salari verso il basso, svuoterebbe di efficacia l’articolo 36 della Costituzione che riconosce proprio ai sindacati il compito della tutela degli interessi
dei lavoratori;
stando ai dati ISTAT rilasciati dall’istituto il 31 gennaio 2024 e relativi a dicembre 2023 il numero degli occupati è aumentato di ulteriori 14 mila unità rispetto al mese precedente. L’aumento
rispetto a dicembre 2022 è di 456 mila unità, con +418 mila lavoratori dipendenti permanenti, +42 mila autonomi, a fronte di una contrazione di 5 mila unità nell’ambito del lavoro a termine. Il totale degli occupati ha raggiunto il nuovo record di 23 milioni 754 mila unità con il tasso di occupazione che è salito al livello record del 61,9 per cento. Al contempo, il tasso di disoccupazione è sceso al 7,2 per cento, il livello più basso registrato dal dicembre 2008;
all’interno del report ISTAT «Contratti Collettivi e Retribuzioni Contrattuali – IV Trimestre 2023» rilasciato il 31 gennaio 2024, nella media del 2023 l’indice delle retribuzioni orarie è cresciuto
del 3,1 per cento rispetto all’anno precedente, con un aumento medio delle retribuzioni per dipendente del 3 per cento su base annua. Un dato significativamente superiore a quello degli anni
precedenti, pari a quasi 3 volte quello registrato nel 2022 e nel 2019 (+1,1 per cento) e a 5 volte quello registrato nel 2021 e nel 2020 (+0,6 per cento);
grazie all’aumento dell’indice delle retribuzioni orarie e la decelerazione dell’inflazione nel corso del 2023, la distanza tra la crescita dei prezzi e l’andamento dei salari si sia ridotta a meno
di tre punti percentuali, molto meno della metà rispetto a quella registrata nel 2022, pari a 7,6 punti percentuali; prendendo in esame i dati relativi alla crescita dei vari membri dell’Eurozona tra il 2019 e il 2023, l’Italia è la prima nazione tra i suoi competitor con un incremento del Pil calcolata al 3 per cento contro il +2,3 per cento della Spagna, il +1,8 per cento della Francia e il +0,7 per cento della Germania;
secondo le stime ISTAT, a gennaio 2024 l’indice del clima di fiducia dei consumatori in Italia è migliorato passando dai 95,8 punti percentuali del mese precedente ai 96,4, anche l’indicatore
composito del clima di fiducia delle imprese è salito da 97,3 a 98,1 punti,
impegna il Governo:
per quanto di competenza, a valutare l’adozione di opportune iniziative volte a consolidare il trend positivo che ha interessato il mondo del lavoro nell’ultimo anno, perseguendo, a titolo
esemplificativo, la via del taglio del cuneo fiscale e della decontribuzione delle lavoratrici madri;
a proporre interventi specifici atti ad assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi e contrastare il lavoro sottopagato, anche in relazione a specifici modelli organizzativi del lavoro e a specifiche categorie di lavoratori;
a valutare iniziative volte a rafforzare la contrattazione collettiva al fine di aumentare la produttività e, in connessione ad essa, a incrementare l’indice retributivo orario previsto dai diversi
CCNL;
a verificare la possibilità di promuovere la contrattazione di secondo livello, nel rispetto dei minimi previsti dai CCNL maggiormente applicati, allo scopo di aumentare il netto in busta paga e/o
di fornire strumenti di sostegno a tutti i lavoratori e garantire pari dignità retributiva su tutto il territorio nazionale;
a valutare la possibilità di intervenire sul riconoscimento di trattamenti economici adeguati per i lavoratori coinvolti nell’esecuzione di appalti pubblici e di qualunque altro settore e per i gruppi di
lavoratori non coperti da contrattazione collettiva, applicando ad entrambe le categorie il CCNL più affine loro;
a valutare l’adozione di iniziative di competenza di natura fiscale che premino il rinnovo dei contratti collettivi scaduti da troppo tempo;
a lavorare ad iniziative di tipo normativo che incentivino la partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa;
a prendere in considerazione, per quanto di competenza, la possibilità di riformare il sistema sanzionatorio in ambito lavoristico, previdenziale e assicurativo, verificando se esistono le condizioni
per istituire un testo unico delle sanzioni amministrative in tali ambiti, nonché di intervenire sul tema della vigilanza del sistema cooperativo, ponendo particolare attenzione al controllo periodico dell’effettiva natura mutualistica, al fine di rafforzare la concorrenza e la lotta all’evasione fiscale;
a valutare l’adozione di specifiche iniziative di competenza volte a contrastare i fenomeni di concorrenza sleale attuati mediante la proliferazione di sistemi contrattuali finalizzati alla riduzione
del costo del lavoro e delle tutele dei lavoratori (cosiddetto «dumping contrattuale»).
(7-00197) «Volpi, Zurzolo»